La Francia insorge contro il presidente Emmanuel Macron dopo che ha presentato in parlamento la Loi Climat, propostadi legge sul clima fortemente segnata da lobbisti dell’industria. Un testo non solo diverso, ma diametralmente lontano dalle iniziali proposte elaborate tra 2019 e 2020 dalla convenzione civica sul clima, con un organo composto da 150 cittadini scelti a sorte. Un modus operandi che era stato promosso proprio dallo stesso Macron per evitare proteste simili a quelle dei gilet jaunes.
Il problema è che l’attuale testo proposto della legge di Clima e Resilienza, sente la profonda influenza delle lobby industriali interessate e rende le strategie di applicazione troppo deboli per raggiungere gli obiettivi 2030 sulle emissioni francesi che prevedono la diminuzione di gas serra del Paese del 40%, contro il 22% auspicato dall’attuale proposta. Inoltre anche se è stato introdotto il reato di ecocidio, la misura è privata di ogni sostanza quindi non si riesce ancora a ottenere un reale e completo capitolo legato alla giustizia climatica.
Per questo motivo, non solo 110 ONG e svariati deputati francesi hanno denunciato questo testo, ma anche l’organo consultivo CESE (Consiglio ambientale, sociale ed economico francese) ha definito che l’attuale proposta non rispetta le iniziali formulazioni.
Una risposta quindi non adeguata agli obiettivi di transizione ecologica e decarbonizzazione.